Franceska Mann è un nome che cela una storia incredibile. Conosciuta come “La ballerina ebrea” è stata, in realtà, una donna estremamente coraggiosa che la notte del 23 ottobre 1943 decise di non piegarsi alla bieca tirannia nazista.
Il suo coraggio viene tramandato perché continua ad ispirare e lei viene presa come modello e simbolo di virtù.
In questo articolo ripercorriamo insieme le tappe fondamentali nella biografia della Mann, fino a giungere a quella celebre notte di cui ti racconterò i fatti e l’importanza simbolica e storica.
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Chi era Franceska Mann: la vera storia di un’icona della resistenza

Di Zakład fotograficzny: “Van – Dyck” – Photo Archives Digital copy from NAC (Narodowe Muzeum Cyfrowe) – watermarks removed per Commons policy guidelines., Pubblico dominio, Commons Wikimedia
Infanzia e carriera
Franceska Mann nasce a Varsavia nel 1917 e fin da subito studia danza classica.
Non passò molto tempo che la giovane ballerina dimostrò il suo precoce talento, tanto da essere apprezzatissima dal pubblico che la conosceva con il nome di Lola Horovitz.

Francesca Mann (in arte Lola Horovitz) Foto di Informa Danza
Nel 1939 partecipò al concorso nazionale di Bruxelles con ottimi risultati, facendosi così conoscere come una delle migliori promesse della sua generazione.
Dopo l’invasione tedesca, tuttavia, Franceska venne confinata nel ghetto di Varsavia.
L’arresto e la deportazione
Nel 1943, Franceska cade vittima di un inganno: tedeschi e collaborazionisti fanno credere agli ebrei di potersi rifugiare presso l’Hotel Polski, dovre avranno la possibilità di acquistare passaporti stranieri per sfuggire al controllo nazista.
La ballerina è tra i 2500 ebrei ingannati e viene deportata ad Auschwitz-Birkenau.
La selezione nel campo
Le donne che giungevano al campo venivano nuovamente ingannate: si chiedeva loro di spogliarsi così da poterle disinfettare e lavare per poi spingerle all’interno del campo.
Alcune eseguivano gli ordini credendo all’inganno o spaventate, altre rifiutavano subendo le violenze delle SS.
Alcuni testimoni ricordano che Franceska Mann fu tra coloro che rifiutarono di spogliarsi.
La resistenza
Da questo punto in poi, la storia non segue più un filo univoco, anche a causa della mancanza di fonti ufficiali.
Il rapporto di quella notte, infatti, non cita chiaramente quale fu la causa del trambusto all’interno degli spogliatoi, ma una cosa è certa: qualcosa è successo.
L’unico dato certo è la morte del maggiore delle SS Josef Schillinger.
La storia subisce, infatti, delle modifiche a seconda della voce che la riporta: pare infatti che la notizia di una ballerina che, eroicamente, affronta le SS si sia sparsa all’interno di Auschwitz rendendo difficile tracciare un confine tra realtà storica e leggenda.
La ricostruzione più accreditata è la seguente: Franceska Mann ed altre donne, dopo essersi rifiutate di spogliarsi fiutando l’imbroglio delle camere a gas, ebbero una colluttazione con le guardie che le costrinsero a denudarsi.
A questo punto, le prigioniere ribelli seguirono gli ordini ma Franceska usò l’astuzia: cominciò a spogliarsi con fare seducente e improvvisò anche un balletto sensuale attirando l’attenzione delle SS.
Approfittando della loro distrazione, si avventò su un soldato colpendolo col tacco della scarpa, gli estrasse la pistola dalla fondina e colpì mortalmente il maggiore Josef Schillinger.

Immediatamente, le altre donne seguirono l’esempio della coraggiosa ballerina e si avventarono sui loro aguzzini.
Considerata l’inferiorità di armi e di forza, le SS riuscirono a sedare la rivolta uccidendo le donne. Altre storie raccontano che la Mann riuscì a sparare anche a una seconda guardia prima di suicidarsi, evitando così la morte per mano dei nazisti.
Dal rapporto ufficiale del comandante del campo, Rudolf Hoß, la Mann sarebbe stata uccisa con il gas dopo essere stata ferita in seguito alla colluttazione.
Ciò che conta, però, è che questa storia volò di bocca in bocca, sebbene forse in parte romanzata, ma come un’iniezione di coraggio e di forza nei detenuti, tanto che molti dei sopravvissuti la ricordano e ne hanno parlato nelle proprie memorie.
Franceska Mann è diventata così un simbolo di coraggio, di chi sceglie di non piegarsi alla brutalità e alla disumanità dei nazisti.
La ballerina di Auschwitz: Domande frequenti
Franceska Mann era una ballerina ebrea polacca deportata ad Auschwitz durante la Seconda Guerra Mondiale. È ricordata per il suo atto di ribellione contro le guardie naziste che le costò la vita.
Secondo alcune testimonianze, mentre si svestiva per essere poi inviata alle camere a gas, avrebbe sottratto un’arma a un ufficiale nazista, il maggiore Josef Schillinger, ferendolo gravemente, al punto che morì durante il trasporto in ospedale.
Questo gesto è considerato un atto di resistenza eroico che subito ispirò le sue compagne di sventura, tanto che molte di esse si scagliarono contro le SS imitando la ballerina.
Sebbene ci siano diverse versioni della sua storia, forse in parte tramutata in leggenda, molti elementi trovano riscontro nelle testimonianze storiche dei sopravvissuti.
Infatti, tanti di coloro che hanno fatto ritorno da Auschwitz hanno raccontato di aver sentito la storia di una coraggiosa donna ebrea che si è ribellata.
Alcuni Sonderkommando presenti quella notte hanno scritto nei loro diari di questa storia, e lo stesso compare in alcune memorie di ufficiali delle SS.
La sua vicenda rappresenta il coraggio e la resistenza contro l’oppressione in uno dei momenti più bui della storia. Franceska Mann, con il suo atto di coraggio, è diventata un simbolo, un monito, un insegnamento: di non piegarsi, non voltarsi dall’altra parte.
Franceska Mann Auschwitz-Birkenau: Conclusioni
Eccoci dunque giunti alla parte conclusiva del nostro articolo. Abbiamo visto insieme la storia della ballerina ebrea Franceska Mann, conosciuta per il suo atto di coraggio all’interno di Auschwitz.
Abbiamo ripercorso le tappe principali della sua vita privata e artistica, abbiamo visto gli ottimi risultati che stava conseguendo e infine la tragica deportazione in seguito alla trappola dell’Hotel Polski.
Infine, abbiamo letto del suo estremo atto di coraggio e la ribellione contro le guardie naziste.
Per finire, ho risposto alle domande più comuni sull’argomento, ma qualora avessi ancora delle curiosità non appagate, non esitare a lasciare un commento qua sotto.
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Visitare Auschwitz è oggi più che mai necessario e importante perché, come ha detto Liliana Segre: “Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenza, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare”.