La figura di Liliana Segre è strettamente collegata a quella di Auschwitz, in quanto è una delle sopravvissute all’Olocausto.
La donna è diventata un simbolo della memoria storica e della resistenza civile. Si è inoltre molto battuta affinché il ricordo della Shoah si mantenesse vivo, impegnandosi in prima persona e diffondendo anche tra i più giovani la sua testimonianza.
In questo articolo scopriremo insieme chi è Liliana Segre, percorrendo le tappe principali della sua biografia e conoscendo la drammatica testimonianza legata alla terribile esperienza all’interno del campo di Auschwitz.
Conosceremo, infine, l’impegno della Segre volto a rinforzare il ricordo e la memoria legata alla Shoah.
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Chi è Liliana Segre: la vera storia della senatrice sopravvissuta ad Auschwitz

Liliana ed Alberto Segre – Public domain portrait print – Source Wikimedia Commons
L’infanzia
Liliana Segre nasce a Milano nel 1930 da una famiglia italiana di ascendenza ebraica.
La madre morì quando aveva solo un anno, e il resto della famiglia visse il dramma delle leggi razziali fasciste del 1938.
Crescendo in una famiglia laica, fu solo a causa dell’accanimento nazi-fascista che prese consapevolezza delle sue origini ebraiche.
Nel dicembre del 1943 la famiglia Segre provò a scappare in Svizzera: respinti, vennero poi arrestati.
La deportazione ad Auschwitz
Il 30 gennaio 1944 Liliana fu deportata ad Auschwitz-Birkenau. Liliana Segre raccontò di come le SS e i fascisti riempissero di pugni e bastonate i prigionieri per caricarli il più velocemente possibile sui vagoni bestiame.
Con la sua testimonianza, Liliana spiegò come il vagone venisse subito sprangato non appena fosse stato stipato di persone: all’interno del vagone c’era solo un po’ di paglia e un secchio per i bisogni; era in queste condizioni che avrebbero dovuto affrontare il lungo viaggio fino ad Auschwitz.
Appena giunta al campo fu subito separata dal padre che non rivide mai più. I nonni di Liliana andarono incontro allo stesso destino, arrestati poco dopo e uccisi appena giunti al campo di sterminio.
Alla selezione a Liliana venne assegnato il numero 75190 e venne costretta ai lavori forzati.
Solamente tredicenne, Segre ha raccontato di come l’unico modo per resistere a quella vita fu l’estraniazione: solamente ignorando il più possibile quel mondo impossibile in cui viveva avrebbe potuto trovare le forze per andare avanti.
Così cercò di non affezionarsi a nessuno o prendere l’abitudine, come tanti altri, di guardare una stella nella notte, per avere un appiglio a cui aggrapparsi fuori dal campo.
Sopravvisse ad ogni selezione ed anche alla crudele marcia della morte verso la Germania.
La liberazione
Fu tra i soli 25 bambini italiani al di sotto dei 14 anni sopravvissuti ad Auschwitz tra i 776 deportati, liberata il primo maggio del ’45 dai sovietici.
Liliana tornò a casa dove trovò solamente i nonni materni e uno zio. Il reinserimento in società non fu semplice, essendo lei profondamente segnata da ciò che aveva subito.
Per molto tempo preferì tacere su ciò che fu il campo di sterminio: anche lei ricorda di non aver trovato persone disposte ad ascoltarla. Non era facile trovare il modo di raccontare, essere creduti, trovare chi fosse in grado di ascoltare e di provare a comprendere.
Dopo anni di silenzio, però, complici anche i contatti con altri sopravvissuti, decise di divulgare la sua testimonianza e, passo dopo passo, è diventata uno dei più importanti testimoni e simboli della Memoria dell’Olocausto.
Con il suo impegno e la sua dedizione ha diffuso la sua testimonianza e si è impegnata specialmente con le giovani generazioni affinché comprendessero davvero cosa fosse la Shoah è l’importanza di combattere l’indifferenza e di mantenere vivo il ricordo.
Liliana Segre è anche diventata un simbolo di pace, perché si è sempre fatta portatrice di un messaggio di perdono verso i suoi carnefici nonostante la piena e profonda consapevolezza di ciò che accadde.
Ha accettato di vivere, nonostante la morte che aveva dovuto soffrire: ha avuto tre figli ed è diventata un monumento vivente della Memoria.
Liliana Segre oggi

Liliana Segre – Foto di Unipavia su Flickr
Considerando l’importanza del suo impegno e del suo ruolo nella memoria storica, nel 19 gennaio del 2018, anno in cui cadeva l’80° anniversario delle leggi razziali, è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.
In parlamento si è sempre a battuta a favore di leggi inclusive, combattendo contro odio, razzismo e intolleranza.
Il suo primo discorso in Senato fu nel giugno dello stesso anno in cui è stata nominata, e fu un prezioso intervento in cui ricordò le leggi razziali e la sua esperienza da deportata.
Liliana Segre, nel corso della sua vita, si è fatta portatrice di valori e virtù che si è impegnata a diffondere con zelo.
Ovviamente, i suoi interventi più importanti sono legati alla Shoah: la sua testimonianza è stata preziosa per conoscere ciò che fu Auschwitz e affinché si mantenesse vivo negli anni il ricordo.
Inoltre, ha contribuito alla scrittura di libri sul Campo di concentramento e sulla sua storia, lasciando qualcosa di duraturo anche per le generazioni che verranno.
Ma la Segre è intervenuta in campo sociale e umano anche in senso più ampio: è spesso stata in prima fila contro odio e razzismo, diventando un esempio virtuoso di impegno civile e sociale.
Ad esempio, partecipò al fianco dell’associazione Libera a numerose iniziative contro la mafia in Italia e nel mondo.
I più importanti aforismi di Liliana Segre
Liliana Segre, testimone dell’Olocausto e senatrice a vita, è una voce che incarna la memoria storica e il valore della resilienza.
Le sue parole, spesso incisive e toccanti, vanno oltre il semplice racconto biografico, diventando aforismi capaci di ispirare generazioni.
Uno dei suoi pensieri più celebri è: “Coltivate la memoria come un vaccino contro l’indifferenza”. Con questa frase, Segre richiama l’importanza di mantenere vivo il ricordo delle atrocità del passato per evitare che si ripetano.
Allo stesso modo, afferma con forza: “L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa”, sottolineando come il silenzio e l’apatia possano alimentare le peggiori ingiustizie.
Un altro aforisma significativo è legato alla forza interiore necessaria per superare il dolore: “Io sono viva per testimoniare, non per odiare”. Con queste parole, Liliana Segre trasforma la tragedia della sua esperienza in un messaggio di speranza e amore per la vita.
Infine, invita alla responsabilità personale: “Non dite ‘io che c’entro’. Noi c’entriamo sempre”. Questa frase, semplice ma potentissima, richiama il dovere di ogni individuo di agire contro le ingiustizie, senza voltare lo sguardo.
Liliana Segre Auschwitz: Domande frequenti
Liliana Segre è una sopravvissuta all’Olocausto, dopo essere stata deportata al campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau.
Una volta tornata a casa, dopo un primo periodo di silenzio, ha diffuso la sua testimonianza ed è diventata un’attivista per la memoria storica.
Il suo prezioso operato si è allargato andando contro a ogni odio, razzismo e all’intolleranza in generale, oltre ovviamente al grande impegno contro l’antisemitismo.
Per i suoi interventi e per la sua figura educativa, nel gennaio del 2018 è stata nominata senatrice a vita in Italia dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.
Liliana Segre è stata deportata ad Auschwitz all’età di 13 anni. Appena giunta al campo di concentramento, ha perso il padre che morì ben presto all’interno del campo.
Anche il resto della famiglia fu sterminata nel Lager, tanto che al ritorno in Italia troverà solamente i nonni materni e suo zio.
La giovanissima Liliana ha lottato per sopravvivere alle dure condizioni di Auschwitz, cercando di astrarsi dal mondo in cui si trovava per andare avanti.
Liliana Segre è un simbolo di resilienza e impegno civile contro il razzismo, l’odio e l’indifferenza, temi centrali nella sua attività pubblica.
È importante anche perché ha continuato a tramandare la sua testimonianza, specialmente alle nuove generazioni, così da mantenere vivo il ricordo e la memoria di ciò che ha significato l’Olocausto.
La storia di Liliana Segre è raccontata in diversi libri, tra cui “La memoria rende liberi”, scritto insieme a Enrico Mentana, che contiene la sua testimonianza e il racconto della sua tragica esperienza.
Conclusioni
Eccoci dunque giunti alla parte conclusiva del nostro articolo su Liliana Segre. Abbiamo visto insieme il ruolo di Liliana Segre, la sua importanza sociale e il suo impegno in ambito civile contro l’odio, il razzismo e soprattutto l’indifferenza.
Abbiamo letto la sua biografia, il racconto della sua tragica deportazione e l’esperienza all’interno di Auschwitz, il suo ritorno in Italia e l’impegno che l’ha portata ad essere nominata senatrice a vita.
Ho infine terminato rispondendo alle domande più frequenti relative a questo tema; tuttavia, qualora avessi altri dubbi o curiosità, non esitare a lasciarci un commento qua sotto.
Se desideri trovare altre informazioni riguardo ad Auschwitz, ti invito a visitare il nostro sito dove potrai leggere articolo storici sul tristemente noto campo di concentramento. Se lo vorrai, potrai trovare anche articoli con informazioni utili per organizzare la tua visita ad Auschwitz-Birkenau.
Ora che gli ultimi superstiti ci stanno abbandonando, diventa ancora più necessaria una visita ad Auschwitz perché come disse proprio Liliana Segre: “L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo”.